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"Sei una bestia, Viskovitz" è il libro di Alessandro Boffa, biologo e scrittore per caso. In ognuna delle venti «favole» che compongono il volume un narratore di nome Viskovitz ci parla della sua vita animalesca, calato di volta in volta nei panni di un ghiro, o una lumaca, uno squalo, un leone, uno scorpione, e molte altre bestie esplicitamente antropomorfe. Tutte le storie hanno elementi comuni: il narratore Viskovitz, ovviamente, ma anche i suoi amici (o antagonisti, sodali, fratelli) che si chiamano sempre Zucotic, Petrovic e Lopez, o il Grande Amore che porta sempre il nome Ljuba. In quanto vivente, Viskovitz ha i suoi tempi ben scanditi. Nasce, cresce, vive (sopravvive), si riproduce, cerca di non morire. Ma il suo pensiero dominante è il sesso, nei modi che solo un biologo può conoscere e raccontare: imprevedibile e aberrante quanto si vuole ma sempre necessario e funzionale all’imperativo della riproduzione (e rigorosamente amorale). Tra giochi di parole, battute demenziali, situazioni assurde, la galleria di animali che ci sfila davanti parrebbe convocata solo per farci ridere. Ma a ben vedere, come un nuovo sgangherato Esopo, Boffa affida a questi loquaci animali il compito di rappresentare la condizione umana in tutta la sua finitezza, vanità, maniacalità, lasciando in sospeso la questione fondamentale: siamo animali o bestie?